Se avessi avuto mai bisogno di sapere come mi porrei davanti alla condanna a morte dell'individuo più abbietto mai esistito sulla faccia della Terra...
se avessi mai avuto bisogno di sapere se io sarei capace di uccidere qualcuno...o anche solo di ferirlo...criminale o non criminale...
basta vedere il mio stato d'animo in questo lunedì 2 maggio 2011...

Un passo indietro

Stamane mio marito nel portarmi il caffè mi fa:
"Non mi chiedi se ci sono novità?"

Ed io ancora mezza assonnata...
"Novità di che tipo?"

"Cosa aspetto da 10 anni? Cosa faccio ogni mattina appena sveglio da 10 anni?"

E mentre parlava la sua voce cresceva di tono ed aveva in sè un'esultanza che non capivo, finchè non ha più saputo resistere e mi ha detto:
"Osama Bin Laden è morto. Finalmente giustizia è fatta. Oggi è un giorno di grande festa"

E' vero, sono 10 anni, da quel nefasto 11 settembre 2001, che mio marito la prima cosa che fa al mattino è accendere la tv, andare sul televideo per avere notizie su Bin Laden.
Poteva stamattina non esultare?
Io, invece, non sto esultando...
La morte di un essere umano, DI QUALUNQUE ESSERE UMANO, mi mette tanta tristezza...
Non so se gli Americani potevano catturarlo vivo o meno...
chi sono io per poterlo sapere?
So solo che ci hanno impiegato 10 anni, tanti soldi e, soprattutto, tante vite umane.
Non mi sento di giudicare la gioia che stanno provando gli Americani...ma io, personalmente, quella gioia non la sto provando...
E' vero che anche io soffrii moltissimo quell'11 settembre, ma è anche vero che la mia fu una sofferenza di riflesso.
Avrei preferito, comunque, che lo avessero catturato vivo e lo avessero rinchiuso in una cella per il resto dei suoi giorni...
Devo ammettere che anche io in fondo al mio cuore sono contenta che un simile individuo abbia pagato per tutto quello che ha commesso, ma non mi sento di esultare come ho visto fare a mio marito e magari a tanti altri.
Sono contraria alla pena di morte, anche per l'essere più abbietto.
La reclusione a vita, quella sì, ma a vita veramente, e in un carcere militare americano stiamo tranquilli che per lui sarebbe stata tale. Stamane avrei preferito sentire che Bin Laden era stato catturato e messo nelle condizioni di non nuocere più a nessuno.
Da quanto ho sentito in TV, pare che l'ordine dato a questi corpi speciali era di ucciderlo e non di catturarlo vivo o morto.
Uccidere in una sparatoria è un conto, un altro è farlo premeditatamente.
Leyla

P.S. - Ho scansionato l'editoriale di Alessandro Sallusti.
Lo condivido quasi tutto, eccetto nella parte del brindare, ma ci sono dei punti in cui lo condivido ancora di più e che ho evidenziato con carattere più grande.

 

L'EDITORIALE

Festeggiamo anche noi

di Alessandro Sallusti

Siamo tutti americani: Osama ci aveva dichiarato guerra e per questo ora brindiamo. Ma gli islamici italiani non esultano

Bin Laden è stato ucciso. I ragazzi americani sono scesi in piazza a festeggiare, e noi ci uniamo a loro. Oggi siamo tutti americani, come lo siamo stati quell'11 settembre di dieci anni fa. Osama aveva dichiarato guerra a noi, ai nostri figli e alla nostra civiltà. Una guerra vigliacca e fanatica, combattuta contro civili inermi in nome e per conto di un islam che in tutto questo tempo non si è dissociato con la dovuta forza e sincerità. Chi dichiara guerra deve mettere in conto che può arrivare la battaglia in cui si muore. Quel giorno è arrivato. Brindiamo, senza ipocrisie e moralismi, nessuna pietà per chi ci vuole annientare colpendoci alle spalle.

Abbiamo tolto di mezzo un simbolo, non il nemico. La prova è che nei Paesi musulmani nessuno festeggia. Il silenzio della comunità islamica italiana è addirittura assordante. La verità è che per loro è un giorno triste, anche se non possono dirlo. Non mi meraviglierei se nel segreto delle moschee e delle loro case pregassero per l'anima dell'illustre scomparso e invocassero su di noi e sulle nostre città la vendetta di Allah. Gli esperti dicono che Al Qaida è finita, che Bin Laden non contava più nulla. Sarà, mi fido di più di Oriana Fallaci che, inascoltata e derisa, lanciò forte l'allarme sulla Guerra Santa contro l'Occidente e la cristianità. La combatteranno a oltranza, aveva detto la scrittrice,con le bombe e con l'invasione silenziosa mascherata. Hanno alleati, più o meno inconsapevoli, anche nelle nostre città.

Ogni clandestino non rimpatriato, ogni crocifisso tolto, ogni occupazione di case non contrastata, ogni moschea non autorizzata, insomma, ogni concessione buonista che scavalca legalità e buon senso, è un piacere che abbiamo fatto a Bin Laden e alla sua causa. Scommetto che già oggi i soliti intellettuali e giornalisti inizieranno a seminare dubbi sul blitz americano in Pakistan. Come facevano a sapere che Bin Laden era in quel covo? Chi l'ha ucciso? Dove è il suo corpo? E via dicendo. A tutte queste domande c'è soltanto una risposta: e chi se ne frega. È andata come è andata, la cosa che conta è soltanto il risultato. I morti innocenti di New York, Madrid, Londra, Sharm sono stati vendicati. Sì, vendicati è la parola giusta. Non saremmo stati una civiltà degna se avessimo lasciato impunito lo stragismo islamico.

Ringraziamo Obama e l'America che hanno cercato con pazienza e caparbietà la possibilità e il momento di colpire. L'hanno fatto per loro ma anche per noi, Occidente tutto. A differenza dell'Europa, quello è un Paese pieno di errori e contraddizioni, ma un Paese. Sanno che ci si può anche dividere, ma non sempre e su tutto. Da quelle parti conta più la bandiera di chi vince le elezioni. Qui in Italia invece c'è chi vuole fare cadere il governo su un delicato tema di politica internazionale (leggi Libia), mentre i nostri soldati-piloti rischiano nei cieli di Tripoli. Certi pacifisti si meriterebbero Bin Laden vivo e vegeto a vita.

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