Causa interessante quella che si è dibattuta nel tribunale di Forum ieri mattina, la trasmissione condotta da Rita della Chiesa.
Giovane ingegnere si presenta alla selezione indetta da un'importante S.p.a., per assumere nuovo personale specializzato.
La prova consiste nel presentare una relazione tecnica su un determinato argomento, prova scritta a mano, senza l'ausilio dei computer.
I partecipanti sono 40, tutti laureati, ovviamente, in ingegneria.
Il nostro "eroe" viene scartato, nonostante dimostri una buona preparazione specifica.
Perchè?
Perchè la sua relazione era scritta in un italiano alquanto approssimativo, con l'aggiunta di alcune "perle" tipo:
qualè (e non qual è)
xò (e non però)
Da qui il suo ricorso per ottenere che la prima selezione venga invalidata e se ne faccia un'altra.
La controparte, portata in giudizio, è il presidente della Commissione giudicatrice.
L'ingegnere a sua discolpa adduce la fretta che lo ha portato a compiere queste sviste, che per lui non sono neanche errori.
La controparte replica che il tempo a disposizione era uguale per tutti e potendo scegliere tra esaminandi che oltre a conoscere la materia specifica scrivevano in un ottimo italiano, lui era stato scartato proprio per questi svarioni linguistici.
Aggiunge , inoltre, che se lui, il presidente, fosse stato presente all'ingresso dell'ingegnere nella sala dove si svolgeva la prova, lo stesso non sarebbe stato accettato, in quanto si era presentato non solo senza giacca e cravatta, ma con un paio di jeans e in scarpe da tennis.
Indovinate a chi ha dato ragione il giudice?
Che possa servire di lezione ai nostri tanti giovani (e non) che pensano di essere alla "moda" storpiando la nostra bellissima lingua?
Al nostro ingegnere senz'altro sì, che ha perso un ottimo posto di lavoro per queste superficialità e anzichè recitare il "mea culpa" e chiedere scusa...pretendeva pure di aver ragione.
Inoltre, sono sicura che la prossima volta, ovunque si presenterà, lascerà le scarpe da tennis nella scarpiera!

 

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