Il clima è cambiato

di Bruno Vespa

Roma, 6 luglio 2013 - Per il poco che lo conosciamo, un'ora dopo essere entrato a San Vittore Silvio Berlusconi conquisterebbe i compagni di cella, un giorno dopo il braccio e un mese dopo sarebbe il padrone assoluto del carcere, oltre che il presidente della squadra di calcio dei detenuti e l'allenatore di quella delle guardie. Possiamo testimoniarlo di persona per Sergio Cusani, che non aveva la popolarità e il carisma di Berlusconi. Nel paese ci sarebbe una confusione notevole, per usare un eufemismo, e il centrodestra rischierebbe di vincere le elezioni a tavolino, con qualunque sistema elettorale. Gli avvocati ripetono al Cavaliere con cruda e impietosa costanza che tecnicamente il rischio di finire in prigione alla fine del percorso giudiziario in atto è molto elevato. La fuga e la latitanza sono impensabili. Berlusconi non è Craxi e non ha commesso i reati ascritti a Craxi. E' un leader che non è tornato a palazzo Chigi per la quarta volta per 125.000 voti dopo non essere stato confermato nel 2006 per 27.000.

Per questo Giorgio Napolitano ritiene che una soluzione vada trovata. Duro con chi non rispetta un ordine fondamentale dello Stato come la magistratura, il presidente della Repubblica è severo in pubblico e severissimo in privato con i pubblici ministeri e i giudici che assumono nelle inchieste e nelle decisioni atteggiamenti sempre più spesso sopra le righe della normale ed equilibrata giurisdizione. Per dirla tutta, il capo dello Stato — a sentire chi gli sta vicino — non troverebbe accettabile che chi ha governato per quasi dieci anni ed è stato per venti al centro della politica italiana finisca in prigione non avendo commesso un omicidio, rapinato banche o stuprato minori innocenti. Senza voler entrare nel merito dei processi e al netto perfino delle leggi ad personam che gli sono valse un paio di prescrizioni, qualunque altro cittadino avrebbe avuto un trattamento giudiziario diverso da Berlusconi. Questo Napolitano lo sa e senza interferire nelle valutazioni di un ordine costituzionalmente autonomo, è possibile che stia valutando come tanti una via d'uscita. Questo clima facilita il cammino del governo che ieri ha compiuto un altro ‘piccolo passo'.
L'abolizione delle province è diventata uno dei cardini della credibilità del governo e del parlamento che dovrà rispettare gli impegni presi dai partiti. La fermezza sull'accorpamento dei tribunali e sul rispetto della mediazione obbligatoria saranno un ulteriore banco di prova.

Questa maggioranza è nella condizione ideale per dividere responsabilità e impopolarità: ciascuno paghi il suo prezzo e vada a letto sicuro di aver fatto una buona azione per il futuro dei propri figli. La condizione è ideale perché le elezioni anticipate ormai sono solo uno spettro. Tutti dicono che se il governo vincerà il gran premio della montagna (copyright Enrico Letta) tra l'estate (Imu e Iva) e l'autunno (processi di Berlusconi) poi il percorso sarà più agevole e finanziariamente più sereno. La ‘verifica' di giovedì si è risolta in una scampagnata. Letta e Alfano dimostrano una intesa impressionante. Sono convinti di superare gli scogli fiscali e cautamente fiduciosi che all'ultimo momento utile la ‘ragion di Stato' prevalga nelle vicende giudiziarie che riguardano Berlusconi. Sperando nella serenità degli ultimi giudizi e nella saggezza di Napolitano.

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