GIULIETTA & ROMEO


Una bianca figura si affacciò al balcone fiorito: era Giulietta Capuleti, la figlia di uno dei più ricchi e potenti cittadini di Verona.
Non riusciva a dormire, la bella e giovanissima Giulietta, perché per la prima volta il suo cuore spasimava d'amore.

E l'uomo che amava lo aveva incontrato quella sera durante un ballo ed era Romeo Montecchi, appartenente ad una famiglia rivale alla sua.
Spesso era accaduto che Capuleti e Montecchi si scontrassero lungo le strade di Verona.
Giulietta capiva che il suo era un amore impossibile, ma come poteva soffocare le ragioni del suo cuore?
Romeo dichiarò subito alla bella fanciulla le sue intenzioni di sposarla, nonostante l'odio che divideva le due famiglie.
"Lo faremo di nascosto, con l'aiuto di Fra Lorenzo, un mio amico", le disse baciandole la guancia e lei acconsentì, travolta da quell'amore così grande.

 

Con l'aiuto della nutrice, nel cuore della notte, Giulietta lasciò la sua casa e raggiunse il monastero dove il buon frate celebrò una breve cerimonia e subito rientrò nelle sue stanze, dopo aver promesso a Romeo di vederlo ancora la notte seguente, in giardino.
Ma il destino aveva disposto diversamente.
La mattina seguente Benvolio e Mercuzio, amici di Romeo, passeggiavano per le vie di Verona, quando si imbatterono in Tebaldo, cugino di Giulietta, un giovane di temperamento focoso, che subito li investì di minacce ed insulti.
Mercuzio rispose a tono, mentre Benvolio cercava invano di mettere pace, quando giunse per caso Romeo.
Desideroso di non attaccare briga col parente della sua dolce sposa, lui fece pure il possibile per placare gli animi e non reagì nemmeno quando Tebaldo lo aggredì:
"Vigliacco!".
Ma, se non reagì Romeo, lo fece invece Mercuzio, che ignaro di quanto era accaduto la notte precedente, non si spiegava il perché di tanta tolleranza da parte dell'amico.

 

E mal gliene incolse perché, con un colpo imparabile, Tebaldo lo uccise.
Romeo, nel vedere l'amico morto non poté più trattenersi e seguì un secondo duello dove fu Tebaldo a pagare con la vita.
Il duello si era svolto nel cuore della città, con numerosi spettatori e la notizia si diffuse ovunque.
Sul luogo accorse il principe di Verona che subito proclamò:
"Intendo far cessare queste risse che da anni insanguinano la città, quindi condanno Romeo all'esilio perpetuo!".
Quando la notizia dell'accaduto giunse a Giulietta, ella cadde nella più cupa disperazione.
Anche Romeo era disperato e dette sfogo al suo dolore nella cella di Fra Lorenzo dove aveva trovato temporaneo rifugio.
"Lasciare Verona, non rivedere più Giulietta... meglio la morte!", gridava.
Il buon frate cercò di calmarlo e di farlo riflettere:
"Il principe si è mostrato indulgente, avrebbe potuto condannarti a morte; inoltre Giulietta ti ama ed è già tua sposa. Ascolta il mio consiglio, Romeo: questa notte andrai in segreto a salutare Giulietta, poi partirai per Mantova e là resterai finché io non avrò trovato il modo di far accettare queste nozze alle vostre famiglie. In seguito vedrai che il principe ti perdonerà e potrai tornare a Verona".
Quelle parole così sagge placarono e diedero un po' di pace all'animo di Romeo.
Al calar della notte, con mille precauzioni, Romeo raggiunse la stanza di Giulietta.
Furono ore di gioia immensa, ma l'incanto si ruppe quando il cielo cominciò a schiarirsi.

 

Col cuore gonfio, Romeo salutò la sua sposa e si calò dal balcone, affondando fra i cespugli.
Dovette affrettarsi a scomparire, perché se dopo l'alba le guardie del principe lo avessero scoperto ancora a Verona, sarebbe stata la morte per lui.
Passarono i giorni.
Giulietta consumava i suoi in tristezza e solitudine, in attesa della promessa finale.
Una mattina le si avvicinò il padre, Messer Capuleti, e le volle parlare.

"Figlia mia, ormai sei giunta in età di sposarti, ed io ho scelto per te la persona giusta; il conte Paride, un degno gentiluomo pieno di qualità".
Giulietta, all'udire quelle parole, impallidì, poi trovò la forza di obiettare:
"Ma padre mio, la nostra famiglia é ancora in lutto per la morte di Tebaldo, non vi sembra indecoroso celebrare una cerimonia nuziale quando sono state appena concluse le cerimonie funebri?".
Ma Messer Capuleti fu irremovibile:
"No, non lo trovo affatto indecoroso ed è mia volontà che questo matrimonio si faccia al più presto. Se rifiuti non ti considererò più mia figlia!", rispose.
Giulietta, disperata, chiese consiglio alla nutrice ed insieme esaminarono ogni possibilità e alla fine giunsero alla conclusione che l'unica persona in grado di dare aiuto era Fra Lorenzo.
Quella stessa mattina Giulietta uscì di casa, accompagnata dalla nutrice, e si recò al monastero.
Non appena Fra Lorenzo la vide intuì il motivo della visita, perché in città si parlava dell'imminente matrimonio della giovane figlia dei Capuleti col conte Paride.

 

"Figliola cara, so in quale situazione ti trovi ed immagino il perché sei venuta fin qui", le disse.
"Sì, Fra Lorenzo, senza il vostro aiuto sono perduta", esclamò piangendo Giulietta.
"Sei disposta a tutto per uscire da questa situazione?", chiese Fra Lorenzo.
"A tutto, piuttosto che contrarre un secondo matrimonio, vorrei essere sepolta viva!", disse Giulietta stringendo a sé il frate.
Fra Lorenzo allora frugò in un cofano e prese una fiala di vetro che lasciava trasparire un liquido scuro e disse:
"Ecco, questa ti servirà...", così Fra Lorenzo le spiego tutto.
Adesso Giulietta sarebbe tornata a casa assumendo un'aria lieta ed avrebbe comunicato a suo padre di aver cambiato idea e avrebbe acconsentito alle nozze con il conte Paride.
"Lo farai Giulietta?"
"Lo farò, se siete voi ad ordinarmelo", disse la fanciulla.
"La notte precedente alla cerimonia berrai il contenuto della fiala; è un filtro potente che avrà l'effetto di farti apparire per quarantadue ore fredda e inanimata, come morta, mentre sarai solo addormentata. E morta ti crederanno i tuoi genitori e Paride. Secondo la tradizione, verrai portata in una bara scoperta fino al sepolcro di famiglia".
Giulietta ascoltava ed annuiva. Ora cominciava a comprendere il progetto del buon frate e sperava.
"Se veramente ti senti di affrontare questa terribile prova, ti garantisco che dopo ti risveglierai come da un sogno ed io nel frattempo avrò avvertito Romeo a Mantova. Lui verrà a Verona di notte in gran segreto ed io stesso lo guiderò al tuo sepolcro. Poi insieme fuggirete e tornerete a Mantova".
Giulietta strinse forte la fiala, tanto era l'amore per Romeo, che nulla poteva ostacolarla.
Implorò la benedizione del frate e con la nutrice al fianco se ne tornò a casa.
Subito si recò da suo padre e gli disse che era convinta al matrimonio col conte Paride nel giorno stabilito.
Quelle nozze dovevano essere splendide e principesche e c'erano infiniti preparativi da fare per renderle tali.

 

Giunse la sera, la vigilia del matrimonio, il momento fissato per bere il contenuto della fiala e Giulietta ebbe dubbi e paure.
E se Fra Lorenzo non avesse ben dosato il filtro?
Se lei si fosse risvegliata prima dell'arrivo di Romeo, nel buio sepolcro... rischiava di impazzire per l'orrore.
Alla fine, per amore del suo adorato sposo, bevve il liquido e si sdraiò sul letto.
Immediatamente perse conoscenza.
Quando, il mattino il conte Paride giunse a palazzo Capuleti, lo aspettò un'amarissima sorpresa.
Davanti al corpo immobile di Giulietta, Messere e Madonna Capuleti piangevano tutte le loro lacrime per la morte della loro unica figlia.
Il banco di nozze si trasformò in un banchetto funebre, i fiori che avrebbero dovuto essere sparsi lungo il cammino degli sposi, furono deposti sulla bara e tutta Verona pianse la dolce Giulietta.
Dopo una breve sosta in chiesa, il corpo della fanciulla venne deposto nel sepolcro di famiglia.

 

Le cattive notizie corsero in fretta e Romeo seppe dell'amata prima che giungesse il messaggero con la lettera inviata da Fra Lorenzo per avvertirlo che quella morte non era reale ma apparente.
Romeo rimase come fulminato, dapprima incredulo, poi travolto dalla disperazione.
Ora l'unica cosa che gli restava da fare era rivedere per l'ultima volta l'amata nella tomba, e poi seguirne il destino.
Subito corse a comprare un veleno potentissimo, poi salì a cavallo, pronto a partire.
Galoppò per ore ed ore incurante della fatica e col dolore che gli stringeva il cuore in una morsa.
Allo scoccare della mezzanotte giunse a Verona e raggiunse il cimitero dove sorgeva la cappella funebre della famiglia Capuleti.
Smontò da cavallo, quando nel buio della notte risuonò una voce:
"Vile Montecchi che fai qui?"
Era il conte Paride che si trovava lì a piangere colei che avrebbe dovuto essere la sua sposa.
Paride, naturalmente, ignorava tutto delle nozze segrete tra Romeo e Giulietta e pensava che il giovane Montecchi volesse violare il sepolcro per un atto di oltraggio alla famiglia rivale.
Romeo al buio non riconobbe la voce di Paride, ma sentì il rumore della sua spada.
Lo stridere delle lame scalfì il silenzio della notte con un lamento soffocato, il conte Paride cadde a terra, trafitto da un colpo in pieno petto.
Quando, al lume della torcia, Romeo scoprì l'identità di colui che aveva ucciso, promise a se
stesso di dargli onorata sepoltura accanto alla donna che ambedue avevano amato.
Con una spranga penetrò nella cappella e vi trascinò il corpo di Paride.

 

Giulietta era composta in una bara bianca ed appariva bella, rosea in viso, che per un attimo Romeo pensò che dormisse.
Ma fu una vana speranza, Giulietta giaceva lì, morta e a lui non restava che seguirne la sorte.
Senza più esitare, baciò per l'ultima volta la sua sposa e bevve il veleno che in un attimo stroncò la sua vita.
Nel frattempo Fra Lorenzo riceveva dal messaggero inviato a Mantova la notizia che non era stato possibile consegnare la sua lettera al destinatario, assente.
Subito pensò e, colto da uno strano presentimento, si diresse subito al cimitero.
Quando vi giunse notò con sorpresa che la cappella era aperta e, avvicinandosi, vide delle macchie di sangue e rabbrividì, sgomento.
Lo spettacolo che lo aspettava all'interno era terribile ed agghiacciante: accanto alla tomba di Giulietta giaceva il corpo senza vita di Romeo e più lontano quello di Paride.
In quell'istante Giulietta aprì gli occhi e si guardò attorno e vedendo il frate accanto a sè si ricordò tutto.
"E Romeo?", chiese.
"Fuggi via da qui", disse il frate, "Qualcosa di più grande di noi ha sconvolto i nostri piani. Fuggi Giulietta e seguimi!", disse dileguandosi.
Rimasta sola, Giulietta vide Romeo riverso sul pavimento con la fiala di veleno ancora fra le mani.
Giulietta fu talmente sconvolta che prese il pugnale di Romeo e, dopo aver sfiorato le labbra ancora calde del suo amore, se lo conficcò nel cuore.
Intanto il principe di Verona e le guardie del suo seguito che avevano appreso entrarono nel sepolcro e subito si fermarono ed arretrarono.
Giulietta e Romeo giacevano l'una accanto all'altro, morti ambedue.
Sui loro volti non c'erano segni di sofferenza, anzi sembrava che sorridessero, ed ora erano uniti per sempre.
Mai più nessuno e niente al mondo li avrebbe potuti separare.

 

THEEND

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Le coppie celebri