Con la cultura si mangia. In piazza

Interrompiamo per due minuti lo sconforto e l'autoflagellazione nazionale per raccontarvi una cosa bella in corso nel nostro Paese, da nord a sud, da sinistra a destra.
A settembre l'Italia partecipa folta e attenta a una miriade di festival, convegni e fiere del libro da dare quasi l'impressione, sicuramente infondata, di un Paese colto, avido di lettura e voglioso di pensare la vita e non solo praticarla.
Giro l'Italia in veste di pensatore ambulante e mi esalta vedere fiumane di italiani, solitamente allergici e depressi, affollare stand, ascoltare filosofi e scrittori, disputare con autori su temi esistenziali.
Un altro Paese.
Sarà che a settembre siamo usciti dal coma delle ferie e non siamo ancora entrati in sala di rianimazione televisiva. Sarà che a settembre fiorivano le feste dei partiti e ora che sono sfiorite si cerca il metadone nelle feste culturali. Sarà che riprende la scuola e tutti si sentono un po' studenti e trafficano in libri di testo.
Ma il risultato è incoraggiante, con la cultura si mangia e si beve, in piazza.
E diventa addirittura commovente se scopri che pure il tuo paese natale, di solito refrattario, si ubriaca di libri e autori e riempie le piazze con migliaia di concittadini perfino per Seneca, come alle feste patronali e ai concerti rock.
Un miracolo.
Tranquilli, la febbre culturale passerà, l'Italia tornerà alla sana ignoranza; però è un segnale.
La gente va stimolata e magari un po' educata; la crisi aguzza la voglia di leggere e pensare.
Titoli di Borsa in ribasso, titoli di libri in rialzo.

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