Risparmiateci i monaci con i tacchi a spillo

C'è una parola d'ordine che rimbalza dai leader della sinistra ai giornali, dalla tv alla satira perfino: con la caduta di Berlusconi è finito il Carnevale, siamo finalmente tornati alla Sobrietà.

Tristemente mi rallegro ma chiedo alla Confraternita dei Flagellati di Sinistra, all'Ordine dei Quaresimali della Stampa Seria e ai Penitenti tutti se con la nuova sobrietà introdotta dai Tecnici Austeri verrà soppresso anche il carnevale pacchiano del Gay Pride, i caroselli dei trans con relative marrazzate, le fellatio gay al Colosseo difese come libere effusioni, le sgargianti occupazioni di suolo pubblico, teatri, facoltà e scuole pubbliche, la centralità dei comici nel discorso politico, gli insulti al Nemico, l'invadenza urbana dei Centri sociali, i localini trendy dove bivaccano antagonisti e fancazzisti, e bevono e fumano e fanno sesso alternativo, la spinelleria assortita dei compagni da sballo o i compagni da passeggio che sfasciano vetrine e scagliano estintori sui carabinieri e vengono santificati.

Lo dico per esempio a Vendola, compagno di partito di Luxuria e di molti dei suddetti compagni, che ora celebra la fine del carnevale berlusconiano e l'avvento della sobrietà.

L'unica differenza tra i due deprecabili carnevali è che il primo almeno si svolgeva a porte chiuse, in casa, e solo incautamente a volte filtrava e s'affacciava nella vita pubblica; il secondo invece è pubblico e politico, invade le strade ed è orgoglioso di esibirsi.

Uno è priveé, l'altro è sociale.

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