Lo Scarpantibus nella fossa dei leoni

C'è un transatlantico in avaria in pieno centro a Roma chiamato Colosseo, ma passa inosservato. Quelli che si strappavano le vesti per i crolli di Pompei e linciavano il povero Bondi accusandolo d'inerzia, ora tacciono sul caso inverso del Colosseo.

L'anfiteatro perde pezzi ma i lavori di restauro, finanziati dallo sponsor Diego Della Valle, sono stati bloccati dalla magistratura su denuncia del Codacons per timore che lo Scarpantibus della Tod's sfrutti l'immagine del Colosseo a fini commerciali. Ma gli archeo-indignados questa volta tacciono. Sai, bloccando i lavori si fa uno sfregio a quanti vollero il restauro con lo sponsor, dal sindaco Alemanno all'ex governo Berlusconi. E così danno in pasto ai leoni il povero riccone.

Sutor ne supra crepidam ..., calzolaio non andare oltre le tue scarpe; così Plinio il Vecchio strapazzava un ciabattino che aveva osato giudicare un dipinto di Apelle. L'ingeneroso rimprovero risuona ora contro lo scarparo Diego La Qualunque, già malmenato per la sua temeraria uscita contro i politici.

Ma le casse pubbliche non hanno un sesterzo, lui investe 25 milioni per l'Anfiteatro Flavio e piovono sospetti: lui assicura che non sfrutterà l'immagine, ma se pure s'inventasse gli stivali Gladiatore o i sandali Colosseo, modello buchibuchi per la traspirazione dei piedi, quale sarebbe il danno al monumento?

Di questo passo il Colosseo cadrà a pezzi. Ma insieme crollerà il valore delle case di Scajola e Patroni Griffi di fronte, e finalmente corrisponderà a quanto le hanno pagate.

Che soddisfazione.

 

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