Non so se avete mai sentito parlare di Vittorio Buttafava.
Era un giornalista della carta stampata, che però io conobbi quando canale 5 esordì sugli schermi televisivi col nome di Tele Milano.
Lui leggeva il telegiornale dell'epoca.
La scenografia non era certamente quella degli attuali TG.
Mi era simpatico, mi piaceva come porgeva la parola e così quando in libreria vidi un suo libro lo comprai a scatola chiusa.
Il titolo era accattivante: UNA STRETTA DI MANO E VIA.
Non era un romanzo, ma una raccolta di piccole considerazioni sulla vita, impressioni riportate dall'autore.
Ne ricordo solo due, anche perchè sono passati moltissimi anni.
Di una so anche il titolo, che era poi quella che dà il nome al libro, dell'altra no, ma io la chiamerò "Amore perso"
Lodovisca

"Una stretta di mano e via..."

L'autore si trovava a New York in occasione della visita alla città del presidente americano, che si doveva ricandidare.
Il solito bagno di folla che le TV ci hanno insegnato a vedere.
E tante mani da stringere...ogni mano, a detta degli esperti, è un voto.
E i politici americani cercano di stringerne quante più possono.
Tra le tanti mani strette quel giorno c'è anche quella del nostro Buttafava.
Da qui la considerazione...
quante mani stringiamo nella nostra vita...
sono strette che diamo per la prima...
ma anche per l'ultima volta...
Quante sono le persone che abbiamo incontrato, con le quali abbiamo passato alcune ore, con le quali magari ci siamo trovati anche bene....e che non rivedremo mai più?
Un vicino di ombrellone...un compagno di viaggio...un turista straniero...
un incontro casuale...
Ciao...ti presento...
...piacere...
...piacere mio...
Ed ecco allora la considerazione amara...ognuna di queste strette di mano...è un addio...
Un addio non cosciente, perchè non lo possiamo sapere...ma è un addio.
Due vite che il destino ha messo vicino solo per pochi attimi...
...per poi separarle per sempre...



"Amore perso"

Roma.
Aeroporto di Fiumicino.
L'aereo sta già rullando sulla pista.
Destinazione New York.
Attraverso il finestrino, due occhi, forse annoiati, stanno seguendo il volo di due mosche.
Al nostro protagonista piace immaginare che quel volteggiare sia una danza d'amore.
I due insetti si rincorrono, si toccano, si allontanano...per poi ritrovarsi...
Sono felici nell'azzurro cielo di Roma...si amano...
Ad un tratto...uno dei due infila il portellone dell'aereo, che, inesorabilmente, si sta chiudendo.
La mosca rimasta a terra...non capisce...non ha visto...
Gira impazzita su stessa alla ricerca del compagno...
...non si dà pace..
...ma lui non c'è più...

Otto ore dopo, quando il portellone si riapre, la mosca clandestina si precipita fuori alla ricerca della compagna...
Anche lui gira impazzito su stesso...ma lei non c'è...
...anche lui non capisce...
...anche lui non si dà pace...

Crudele destino di due esseri destinati ad amarsi e che non capiranno mai perchè uno dei due sia scomparso...
...così...
...senza un perchè...

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