La più conosciuta scrittrice femminista italiana,
e la più tradotta nel mondo.
DACIA MARAINI

 

 

 

 

Ho sognato di volare

Ho sognato di volare
tante volte in una
una volta in tante,
leggera sopra i tetti
con un sospiro di gioia nera
posandomi sui cornicioni
seduta in bilico su un comignolo
quanto quanto quanto
ho camminato sulle vie
ariose dell'orizzonte
fra nuvole salate e raggi di sole
un gabbiano dal becco aguzzo
un passero dalle piume amare
erano le sole compagnie
di una coscienza addormentata
vorrei saper volare
ancora in sogno ancora,
come una rondine,
da una tegola all'altra
e poi sputare sulle teste
dei passanti e ridere
della loro sorpresa, piove?
O sono lacrime di un Dio ammalato?
Volo ancora, ma nelle tregue del sonno
il piede non più leggero
scivola via, una mano si aggrappa
alla grondaia che scappa
vorrei volando volare
e riempire di allegrie
le spine del buio .

Corre il cuore

Corre il cuore senza amore
brucia la pancia senza fuoco
piangono gli occhi senza lagrime
camminano le scarpe senza piedi
mi lego una bella cintura alla vita
mangio ciliegie stesa su una stuoia
una fila di mattonelle bianche
e le impronte di un gatto
se ti amassi ancora non correrei
se avessi mal di pancia non brucerei
se piangessi non lagrimerei
se camminassi non starei ferma
mangio ciliegie seduta su un gradino
e penso a te che non pensi a me.

Se amando troppo

Se amando troppo
si finisce
per non amare affatto
io dico che
l'amore è una amara finzione
quegli occhi a vela
che vanno e vanno
su onde di latte
casa si nasconde mio Dio
dietro quelle palpebre azzurre
un pensiero di fuga
un progetto di sfida
una decisione di possesso?
La nave dalle vele nere
gira ora verso occidente
corre su onde di schiuma
fra ricci di neve
e gabbiani affamati
so già che su quel ponte
lascerò la scarpa, un dente
e buona parte di me.


Se viaggiassi come viaggio

se viaggiassi come viaggio
non me ne starei mai ferma
gli occhi sulla schiena
la bocca sulla nuca
quante paia di scarpe hai consumato
pellegrina dal naso sbucciato?


Occhio che non vede

occhio che non vede
dolore che tace
ma se l'occhio è volante
e sa come infilarsi
fra le pieghe di un pensiero amato
se l'occhio è un cavallo
che galoppa oltre gli oceani
se l'occhio vede perché costruisce
e costruisce sulla conoscenza
di un sapere che non sa ma indovina
è ancora sapere o è puro arbitrio
quel pensiero spinoso
che il cavallo avviluppa
e fa volare indietro
in un tempo senza dolori
dalle piccole uova di marzo
sospese in un eterno ritorno?

I miei giorni

I miei giorni
color delle ortensie
sotto portici ombrosi
e terrazze di lino,
ho a lungo abitato
dalle parti della desolazione
ora mi par di mangiare chicchi d'uva
troppo dolce rubandola alle vespe
torno a cercare quelle ombre
e trovo solo delle brillanti fotografie.


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