Incuriosito da una marea di elogi, tra Rai, Fazio, la Repubblica e consorti, sono andato a vedere Bar Sport, tratto da un vecchio libro di Stefano Benni, firma di Repubblica e del Manifesto, con un cast di attori famosi. Dialoghi improbabili, situazioni non credibili, comicità imbarazzante.
Un'irritante porcheria. Voleva essere un po' Amici miei trasferito nella provincia emiliana, ma era la caricatura sordida di Monicelli e Pupi Avati; privo di realtà, di tenerezza, di vero cinema. Ma il marchio di fabbrica era quello giusto, autori e attori dalla parte giusta, di conseguenza il conformismo falso e bugiardo del nostro Paese smarchetta devoto. E disprezza al paragone Vanzina, che sul genere brillante ha partorito un filmino carino come Ex.
Ma Vanzina è out, non sinistreggia, dunque va disprezzato a prescindere. Bar sport fa rimpiangere anche il peggior Bagaglino (da lorsignori così vituperato).
Ma se lo dici esci dal galateo ideologico-mafioso della Consorteria. Come non si dice che l'ultimo libro di Eco è un flop ingombrante, come gli altri suoi romanzi dopo Il Nome della Rosa. Come non si dice che lo show di Crozza è deludente, il suo Bossi o il suo Montezemolo sono mosci; ma Crozza, che pure di solito è divertente, è dalla parte giusta e dunque la Consorteria non lo stronca. È l'ideologo del bersanismo, è un guitto antiberlusconiano, dunque, è un Bravo a priori. Invece stroncano Checco Zalone che è davvero divertente ma ha il difetto di fare il comico puro, politicamente scorretto. Il Massimo che vi meritate è Boldi.
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