«Saliti sulla nave da crociera abbiamo preso il largo. Diretti dove? Era impossibile capirlo. Ma siamo rimasti a bordo per vent'anni... Lui avrebbe continuato a intrattenere, a sorridere, a cantare» è un passo cruciale del romanzo anti Cav «Dove eravate tutti», del giovane Paolo Di Paolo, elogiato dalla repubblica dei nostri letterati (uno fra tutti, il tristo Tabucchi). Non discuto i vostri giudizi di condanna sulla crociera del Cavaliere, ma vi chiedo: voi che non siete saliti sulla nave, cosa avete fatto in questo quasi ventennio? Dico voi oppositori a ogni livello, intellettuali inclusi. Non eravate in carcere o in esilio, non vi hanno praticato la castrazione chimica del cervello.
Eravate nel pieno possesso delle vostre facoltà e dei vostri
poteri, avevate con voi i tre quarti della stampa e della cultura, una folta
avanguardia di giudici con il coltello tra i denti, tanti poteri locali, sindacali,
economici e sociali, avete perfino avuto cinque (scarsi) governi in questi
diciott'anni. E cosa avete fatto, cosa avete prodotto in pensieri e opere?
Nulla, solo acidità, più mafie parallele, malaffare incluso.
Voi che non siete saliti sulla nave non avete offerto concrete speranze, credibili
alternative, promettenti risposte. Solo veleni, vomiti e vacuità.
Per
questo non potete chiamarvi fuori e accusare i venditori di crociere,
gli intrattenitori e i comandanti. La gente saliva sulla nave liberamente,
non perché costretta. O magari proprio per sfuggire a voi, scafisti
dell'astio e portuali minacciosi.
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