Il Ventennio semi-tecnocratico

Monti non è un marziano. Non è piovuto da un altro pianeta e non segna una sospensione eccezionale della politica. Quando si farà davvero la storia di questi vent'anni si capirà che la definizione di ventennio berlusconiano è falsa.
Nell'arco di questi vent'anni c'è stata alternanza tra Tecnici e Berlusconi, ovvero tra premier legittimati dall'economia e un premier outsider, non politico, venuto dall'imprenditoria.

Ciampi, Amato, Dini, Prodi, infine Monti: è il quinto, non il primo.
Certo, alcuni sono stati governi nominati dall'alto, come il suo; altri, come Prodi, passarono dalle urne. Ma è curioso pensare che da noi la politica è sospesa da un ventennio, dalla prima Repubblica, e l'ultimo gran politico fu Craxi.
La politica con i suoi partiti ha continuato a manovrare, anche in Quirinale, a cucirsi leggi su misura e spartirsi posti, a gestire enti locali, ma non guida il Paese da circa un ventennio.

L'oscillazione è stata tra tecnocrazia, pur sostenuta dai partiti, e l'extrapolitico Berlusconi, bollato come populista perché la sua legittimazione veniva dal popolo sovrano.
Unica breve parentesi, il governo D'Alema, nato grazie a Cossiga con l'appoggio determinante di Mastella.

Il ventennio tecnico coincide, ma guarda la combinazione, col ventennio di Maastricht e si aprì con poderosi sacrifici e privatizzazioni, simbolicamente sintetizzate dalla svendita sullo Yacht Britannia. Ora siamo sul Panzer Germania.
Monti non è una novità, come la politica in riparazione dai tecnici. Siamo commissariati - ciclicamente - da vent'anni.

 

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