Da trecentotrentatrè giorni filati si celebrano ininterrottamente i
funerali politici di Berlusconi.
Ogni santo giorno c'è una dichiarazione
di morte, un de profundis e un necrologio con annessa damnatio memoriae, c'è la
cronaca delle esequie e il catalogo dei resti, c'è la contesa sull'eredità tra
vedove allegre e orfani ingrati.
E non manca l'ultima del Morto, la sua battuta
in extremis, solitamente dedicata a gnocche e giudici o le ultime parole rapite
con le intercettazioni.
E il Morto non delude mai i beccamorti, offre preziose
reliquie su cui imbastire i loro allestimenti mortuari.
Il funerale si protrae
ormai da lungo tempo e si celebra dal vivo, con l'attiva partecipazione del
Defunto.
Anche ieri dominava il lutto anticipato.
Se l'obitorio politico è così movimentato,
in compenso la sala parto di ostetricia politica è desolatamente vuota.
Un mortorio.
Sulla scia della Fallaci ci sarebbe da scrivere una lettera al
bambino mai nato che dovrà governare l'Italia.
La salvezza d'Italia è nelle
manine di un bambino mai nato.
Quel Bambinello ancora non si vede, anche se
a volte gli attribuiscono il faccino di Renzi, di Vendola o di Casini.
Tanti
sono i pastori accorsi come in un presepe, ma nella grotta non c'è la
creatura.
I re Magi arrivano uno in Ferrari,un altro a bordo delle scarpe e
una dai viali dell'Astronomia.
Non si contano i buoi e gli asinelli per condizionare
il clima e il nascituro.
Ma in sala parto non si vede ancora nessuno.
Così tra
Morti mai defunti e Bambini mai nati ci giochiamo il futuro del Paese.
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